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CANTO PRIMO. 23

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LXV.


  Ma già tutte le squadre eran con bella
Mostra passate, e l’ultima fu questa:
Quando Goffredo i maggior duci appella,
516E la sua mente a lor fa manifesta.
Come appaja diman l’alba novella
Vuo’ che l’oste s’invii leggiera e presta:
Sicch’ella giunga alla città sacrata,
520Quanto è possibil più, meno aspettata.

LXVI.


  Preparatevi dunque ed al viaggio
Ed alla pugna, e alla vittoria ancora.
Questo ardito parlar d’uom così saggio
524Sollecita ciascuno, e l’avvalora.
Tutti d’andar son pronti al novo raggio,
E impazienti in aspettar l’aurora.
Ma ’l provvido Buglion senza ogni tema
528Non è però, benchè nel cor la prema.

LXVII.


  Perch’egli avea certe novelle intese,
Che s’è d’Egitto il Re già posto in via
In verso Gaza, bello e forte arnese
532Da fronteggiare i regni di Soria.
Nè creder può, che l’uomo, a fere imprese
Avvezzo sempre, or lento in ozio stia;
Ma d’averlo, aspettando, aspro nemico,
536Parla al fedel suo messaggiero Enrico:

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