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CANTO PRIMO. | 29 |
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LXXXIII.
Aladin detto è il Re, che di quel regno
Novo signor, vive in continua cura.
Uom già crudel; ma ’l suo feroce ingegno
660Pur mitigato avea l’età matura.
Egli, che de’ Latini udì il disegno
C’han d’assalir di sua città le mura,
Giunge al vecchio timor novi sospetti;
664E de’ nemici pave, e de’ soggetti.
LXXXIV.
Perocchè dentro a una città commisto
Popolo alberga, di contraria fede,
La debil parte e la minore in Cristo,
668La grande e forte in Macometto crede:
Ma quando il Re fe’ di Sion l’acquisto,
E vi cercò di stabilir la sede,
Scemò i publici pesi a’ suoi Pagani;
672Ma più gravonne i miseri Cristiani.
LXXXV.
Questo pensier, la ferità nativa
Che dagli anni sopita, e fredda langue,
Irritando inasprisce, e la ravviva
676Sì, ch’assetata è più che mai di sangue.
Tal fero torna alla stagione estiva
Quel che parve nel giel piacevol angue:
Così leon domestico riprende
680L’innato suo furor, s’altri l’offende.