< Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
100 LA GERUSALEMME

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:118|3|0]]

XIV.


  A lui sol di troncar non fia disdetto
Il bosco che ha gl’incanti in sua difesa:
E da lui il campo tuo che, per difetto
108Di gente, inabil sembra a tanta impresa,
E par che sia di ritirarsi astretto,
Prenderà maggior forza a nova impresa.
E i rinforzati muri e d’Oriente
112Supererà l’esercito possente.

XV.


  Tacque; e ’l Buglion rispose: o quanto grato
Fora a me che tornasse il cavaliero!
Voi, che vedete ogni pensier celato,
116Sapete s’amo lui, se dico il vero.
Ma dì, con quai proposte, od in qual lato
Si deve a lui mandarne il messaggiero?
Vuoi ch’io preghi, o comandi? E come questo
120Atto sarà legittimo ed onesto?

XVI.


  Allor ripigliò l’altro: il Rege eterno,
Che te di tante somme grazie onora,
Vuol che da quegli, onde ti diè il governo,
124Tu sia onorato e riverito ancora.
Però non chieder tu (nè senza scherno
Forse del sommo imperio il chieder fora)
Ma richiesto concedi, ed al perdono
128Scendi degli altrui preghi al primo suono.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.