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CANTO DECIMOQUARTO. | 101 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:119|3|0]]
XVII.
Guelfo ti pregherà (Dio sì l’inspira)
Ch’assolva il fier garzon di quell’errore
In cui trascorse per soverchio d’ira;
132Sicchè al campo egli torni, ed al suo onore:
E bench’or lunge il giovine delira,
E vaneggia nell’ozio e nell’amore;
Non dubitar però che in pochi giorni,
136Opportuno al grand’uopo, ei non ritorni.
XVIII.
Chè ’l vostro Piero, a cui lo Ciel comparte
L’alta notizia de’ secreti sui,
Saprà drizzare i messaggieri in parte
140Ove certe novelle avran di lui.
E sarà lor dimostro il modo e l’arte
Di liberarlo, e di condurlo a vui.
Così alfin tutti i tuoi compagni erranti
144Ridurrà il Ciel sotto i tuoi segni santi.
XIX.
Or chiuderò il mio dir con una breve
Conclusion che so ch’a te fia cara.
Sarà il tuo sangue al suo commisto: e deve
148Progenie uscirne gloriosa e chiara.
Quì tacque, e sparve come fumo leve
Al vento, o nebbia al Sole arida e rara:
E sgombrò il sonno, e gli lasciò nel petto
152Di gioja e di stupor confuso affetto.