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126 LA GERUSALEMME

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VIII.


  Veloce sovra il natural costume
Spingon la vela in verso il lido i venti.
Biancheggian l’acque di canute spume,
60E rotte dietro mormorar le senti.
Ecco giungono omai là dove il fiume
Queta, in letto maggior, l’onde correnti:
E nell’ampie voragini del mare
64Disperso, o divien nulla o nulla appare.

IX.


  Appena ha tocco la mirabil nave
Della marina, allor turbata, il lembo;
Che spariscon le nubi, e cessa il grave
68Noto che minacciava oscuro nembo.
Spiana i monti dell’onde aura soave,
E solo increspa il bel ceruleo grembo:
E d’un dolce seren diffuso ride
72Il Ciel, che sè più chiaro unqua non vide.

X.


  Trascorse oltre Ascalona, ed a mancina
Andò la navicella inver Ponente.
E tosto a Gaza si trovò vicina,
76Che fu porto di Gaza anticamente.
Ma poi, crescendo dell’altrui rovina,
Città divenne assai grande e possente:
Ed eranvi le piagge allor ripiene
80Quasi d’uomini sì come d’arene.

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