Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
CANTO DECIMOQUINTO. | 127 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:147|3|0]]
XI.
Volgendo il guardo a terra, i naviganti
Scorgean di tende numero infinito.
Miravan cavalier, miravan fanti
84Ire e tornar dalla cittade al lito:
E da cammeli onusti, e da elefanti
L’arenoso sentier calpesto e trito:
Poi del porto vedean ne’ fondi cavi
88Sorte, e legate all’ancore le navi;
XII.
Altre spiegar le vele, e ne vedieno
Altre i remi trattar veloci e snelle:
E da essi e da’ rostri il molle seno
92Spumar percosso in queste parti e in quelle.
Disse la donna allor: benchè ripieno
Il lido e ’l mar sia delle genti felle;
Non ha insieme però le schiere tutte
96Il potente Tiranno anco ridutte.
XIII.
Sol dal regno d’Egitto, e dal contorno
Raccolte ha queste; or le lontane attende:
Chè verso l’Oriente e ’l Mezzo giorno
100Il vasto imperio suo molto si stende.
Sicchè sper’io che prima assai ritorno
Fatto avrem noi, che mova egli le tende:
Egli, o quel che in sua vece esser soprano
104Dell’esercito suo de’ capitano.