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128 LA GERUSALEMME

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XIV.


  Mentre ciò dice, come aquila suole
Tra gli altri augelli trapassar sicura,
E sorvolando ir tanto appresso il Sole
108Che nulla vista più la raffigura;
Così la nave sua sembra che vole
Tra legno e legno: e non ha tema o cura
Che vi sia chi l’arresti, o chi la segua:
112E da lor s’allontana, e si dilegua.

XV.


  E in un momento incontra Raffia arriva,
Città la qual in Siria appar primiera
A chi d’Egitto muove: indi alla riva
116Sterilissima vien di Rinocera.
Non lunge un monte poi le si scopriva,
Che sporge sovra ’l mar la chioma altera,
E i piè si lava nelle instabili onde,
120E l’ossa di Pompeo nel grembo asconde.

 

XVI.


  Poi Damiata scopre: e come porte
Al mar tributo di celesti umori
Per sette il Nilo sue famose porte,
124E per cento altre ancor foci minori.
E naviga oltre la Città dal forte
Greco fondata ai Greci abitatori:
Ed oltra Faro, isola già che lunge
128Giacque dal lido, al lido or si congiunge.

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