< Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

CANTO DECIMOQUINTO. 129

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:149|3|0]]

XVII.


  Rodi e Creta lontane inverso ’l polo
Non scerne; e pur lungo Africa sen viene,
Sul mar culta e ferace: addentro solo
132Fertil di mostri, e d’infeconde arene.
La Marmarica rade: e rade il suolo
Dove cinque Cittadi ebbe Cirene:
Qui Tolomita, e poi con l’onde chete
136Sorger si mira il favoloso Lete.

XVIII.


  La maggior Sirte a’ naviganti infesta,
Trattasi in alto, inver le piaggie lassa.
E ’l capo di Giudeca indietro resta:
140E la foce di Magra indi trapassa.
Tripoli appar sul lido, e in contra a questa
Giace Malta fra l’onde occulta e bassa:
E poi riman con l’altre Sirti a tergo
144Alzerbe, già de’ Lotofagi albergo.

XIX.


  Nel curvo lido poi Tunisi vede,
Che ha d’ambo i lati del suo golfo un monte:
Tunisi ricca ed onorata sede
148A par di quante n’ha Libia più conte.
A lui di costa la Sicilia siede,
Ed il gran Lilibeo gl’innalza a fronte.
Or quinci addita la donzella, ai due
152Guerrieri, il loco ove Cartagin fue.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.