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134 | LA GERUSALEMME |
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XXXII.
Tu spiegherai, Colombo, a un nuovo polo
Lontane sì le fortunate antenne,
Ch’appena seguirà con gli occhj il volo
252La Fama, c’ha mille occhj e mille penne.
Canti ella Alcide e Bacco, e di te solo
Basti a’ posteri tuoi ch’alquanto accenne:
Chè quel poco darà lunga memoria
256Di poema degnissima e d’istoria.
XXXIII.
Così dice ella; e per le ondose strade
Corre al Ponente, e piega al Mezzogiorno.
E vede come incontra il Sol giù cade,
260E come a tergo lor rinasce il giorno.
E quando appunto i raggj e le rugiade
La bella aurora seminava intorno,
Lor s’offrì, di lontano, oscuro un monte
264Che tra le nubi nascondea la fronte.
XXXIV.
E ’l vedean poscia, procedendo avante,
Quando ogni nuvol già n’era rimosso,
Alle acute piramidi sembiante,
268Sottile inver la cima, e in mezzo grosso:
E mostrarsi talor così fumante,
Come quel che d’Encelado è sul dosso:
Che per propria natura il giorno fuma,
272E poi la notte il Ciel di fiamme alluma.