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142 | LA GERUSALEMME |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:162|3|0]]
LVI.
Ma tutta insieme poi tra verdi sponde,
In profondo canal, l’acqua s’aduna:
E sotto l’ombra di perpetue fronde
444Mormorando sen va gelida e bruna;
Ma trasparente sì che non asconde
Dell’imo letto suo vaghezza alcuna;
E sovra le sue rive alta s’estolle
448L’erbetta, e vi fa seggio fresco e molle.
LVII.
Ecco il fonte del riso, ed ecco il rio
Che mortali periglj in se contiene.
Or quì tener a fren nostro desio,
452Ed esser cauti molto a noi conviene.
Chiudiam l’orecchie al dolce canto e rio
Di queste del piacer false Sirene.
Così n’andar fin dove il fiume vago
456Si spande in maggior letto, e forma un lago.
LVIII.
Quivi di cibi preziosa e cara
Apprestata è una mensa in su le rive:
E scherzando sen van per l’acqua chiara
460Due donzellette garrule e lascive:
Ch’or si spruzzano il volto, or fanno a gara
Chi prima a un segno destinato arrive.
Si tuffano talora: e ’l capo e ’l dorso
464Scoprono alfin dopo il celato corso.