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CANTO UNDECIMO. | 5 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:17|3|0]]
XI.
Colà s’invia l’esercito canoro,
E ne suonan le valli ime e profonde,
E gli alti colli, e le spelonche loro,
84E da ben mille parti Eco risponde:
E quasi par che boscareccio coro
Fra quegli antri si celi, e in quelle fronde;
Sì chiaramente replicar s’udia
88Or di Cristo il gran nome, or di Maria.
XII.
D’in sulle mura ad ammirar frattanto
Cheti si stanno, e attoniti i Pagani
Que’ tardi avvolgimenti, e l’umil canto,
92E le insolite pompe, e i riti estrani.
Poi che cessò dello spettacol santo
La novitate, i miseri profani
Alzar le strida; e di bestemmie e d’onte
96Muggì il torrente, e la gran valle, e ’l monte.
XIII.
Ma dalla casta melodia soave
La gente di Gesù però non tace:
Nè si volge a que’ gridi, o cura n’have
100Più che di stormo avria d’augei loquace.
Nè perchè strali avventino, ella pave
Che giungano a turbar la santa pace
Di sì lontano; onde a suo fin ben puote
104Condur le sacre incominciate note.