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152 LA GERUSALEMME

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XIV.


  Deh mira (egli cantò) spuntar la rosa
Dal verde suo modesta e verginella;
Che mezzo aperta ancora, e mezzo ascosa,
108Quanto si mostra men, tanto è più bella.
Ecco poi nudo il sen già baldanzosa
Dispiega: ecco poi langue, e non par quella,
Quella non par che desiata innanti
112Fu da mille donzelle e mille amanti.

XV.


  Così trapassa al trapassar d’un giorno
Della vita mortale il fiore, e ’l verde:
Nè perchè faccia indietro April ritorno,
116Si rinfiora ella mai, nè si rinverde.
Cogliam la rosa in sul mattino adorno
Di questo dì, chè tosto il seren perde:
Cogliam d’Amor la rosa: amiamo or quando
120Esser si puote riamato amando.

XVI.


  Tacque, e concorde degli augelli il coro,
Quasi approvando, il canto indi ripiglia;
Raddoppian le colombe i bacj loro:
124Ogni animal d’amar si riconsiglia:
Par che la dura quercia, e ’l casto alloro,
E tutta la frondosa ampia famiglia,
Par che la terra e l’acqua, e formi e spiri
128Dolcissimi d’Amor sensi e sospiri.

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