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CANTO UNDECIMO. 9

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:21|3|0]]

XXIII.


  Quì tace; ed ei risponde: or ti sia noto
Che quando in Chiaramonte il grande Urbano
Questa spada mi cinse, e me devoto
180Fè cavalier l’onnipotente mano:
Tacitamente a Dio promisi in voto
Non pur l’opera quì di Capitano;
Ma d’impiegarvi ancor, quando che fosse,
184Qual privato guerrier l’armi e le posse.

XXIV.


  Dunque poscia che sian contra i nemici
Tutte le genti mie mosse e disposte:
E che appieno adempito avrò gli uficj
188Che son dovuti al Principe dell’oste,
Ben è ragion, nè tu credo il disdici,
Che alle mura, pugnando, anch’io m’accoste,
E la fede promessa al Cielo osservi:
192Egli mi custodisca, e mi conservi.

XXV.


  Così concluse; e i cavalier Francesi
Seguir l’esempio, e i due minor Buglioni.
Gli altri Principi ancor men gravi arnesi
196Parte vestiro e si mostrar pedoni.
Ma i Pagani frattanto erano ascesi
Là dove ai sette gelidi Trioni
Si volge e piega all’Occidente il muro,
200Che nel più facil sito è men sicuro.

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