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CANTO DECIMOSETTIMO. | 197 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:221|3|0]]
LXXI.
Contra il gran fiume, che in diluvio ondeggia,
Muniasi, e quindi la Città sorgea
Che ne’ futuri secoli la reggia
564De’ magnanimi Estensi esser dovea.
Par che rompa gli Alani: e che si veggia
Contra Odoacro aver poi sorte rea:
E morir per l’Italia. O nobil morte,
568Che dell’onor paterno il fa consorte!
LXXII.
Cader seco Alforisio: ire in esiglio
Azzo si vede, e ’l suo fratel con esso:
E ritornar con l’arme, e col consiglio
572Dapoi che fu il Tiranno Erulo oppresso.
Trafitto di saetta il destro ciglio,
Segue l’Estense Epaminonda appresso:
E par lieto morir; poscia che ’l crudo
576Totila è vinto, e salvo il caro scudo.
LXXIII.
Di Bonifacio parlo: e fanciulletto
Premea Valerian l’orme del padre:
Già di destra viril, viril di petto
580Cento nol sostenean Gotiche squadre.
Non lunge ferocissimo in aspetto
Fea contra Schiavi Ernesto opre leggiadre.
Ma innanzi a lui l’intrepido Aldoardo
584Da Monselce escludeva il Re Lombardo.