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216 LA GERUSALEMME

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XXVI.


  Fermo il guerrier nella gran piazza, affisa
A maggior novitate allor le ciglia.
Quercia gli appar, che per se stessa incisa
204Apre feconda il cavo ventre, e figlia:
E n’esce fuor vestita in strana guisa
Ninfa d’età cresciuta; (o maraviglia!)
E vede insieme poi cento altre piante
208Cento ninfe produr dal sen pregnante.

XXVII.


  Quai le mostra la scena, o quai dipinte
Talvolta rimiriam Dee boscarecce,
Nude le braccia, e l’abito succinte,
212Con bei coturni, e con disciolte trecce:
Tali in sembianza si vedean le finte
Figlie delle selvatiche cortecce;
Se non che in vece d’arco o di faretra,
216Chi tien leuto, e chi viola, o cetra.

XXVIII.


  E incominciar costor danze e carole:
E di se stesse una corona ordiro,
E cinsero il guerrier, siccome suole
220Esser punto rinchiuso entro il suo giro.
Cinser la pianta ancora: e tai parole
Nel dolce canto lor da lui s’udiro:
Ben caro giungi in queste chiostre amene,
224O della donna nostra amore e spene.

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