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CANTO DECIMOTTAVO. | 229 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:255|3|0]]
LXV.
Non è la turba di Soria già lenta
A trasportarne là molte difese,
Ove il Buglion le machine appresenta
516Da quella parte, ove primier l’attese.
Ma il Capitan, ch’a tergo aver rammenta
L’oste d’Egitto, ha quelle vie già prese.
E Guelfo, e i due Roberti a se chiamati:
520State, dice, a cavallo in sella armati.
LXVI.
E procurate voi che mentre ascendo
Colà dove quel muro appar men forte,
Schiera non sia che subita venendo
524S’atterghi agli occupati, e guerra porte.
Tacque; e già da tre lati assalto orrendo
Movon le tre sì valorose scorte.
E da tre lati ha il Re sue genti opposte:
528Chè riprese quel dì l’arme deposte.
LXVII.
Egli medesmo al corpo omai tremante
Per gli anni, e grave del suo proprio pondo,
L’arme che disusò gran tempo innante,
532Circonda, e se ne va contra Raimondo.
Solimano a Goffredo, e ’l fero Argante
Al buon Camillo oppon, che di Boemondo
Seco ha il nipote: e lui fortuna or guida,
536Perchè ’l nemico a se dovuto uccida.