Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
CANTO DECIMOTTAVO. | 241 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:267|3|0]]
CI.
Allor tutte le squadre il grido alzaro
Della vittoria altissimo e festante:
E risonarne i monti, e replicaro
804Gli ultimi accenti: e quasi in quello istante
Ruppe e vinse Tancredi ogni riparo
Che gli aveva all’incontro opposto Argante:
E, lanciando il suo ponte, anch’ei veloce
808Passò nel muro, e v’innalzò la Croce.
CII.
Ma verso il Mezzogiorno, ove il canuto
Raimondo pugna, e ’l Palestin Tiranno,
I guerrier di Guascogna anco potuto
812Giunger la torre alla Città non hanno:
Chè ’l nerbo delle genti ha il Re in ajuto,
Ed ostinati alla difesa stanno:
E sebben quivi il muro era men fermo,
816Di machine v’avea maggior lo schermo.
CIII.
Oltrechè, men che altrove, in questo canto
La gran mole il sentier trovò spedito.
Nè tanto arte potè, che pur alquanto
820Di sua natura non ritegna il sito.
Fu l’alto segno di vittoria intanto
Dai difensori, e dai Guasconi udito:
Ed avvisò il Tiranno, e ’l Tolosano,
824Che la Città già presa è verso il piano.