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CANTO DECIMONONO. 247

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XI.


  È di corpo Tancredi agile e sciolto,
E di man velocissimo, e di piede.
Sovrasta a lui con l’alto capo, e molto
84Di grossezza di membra Argante eccede.
Girar Tancredi inchino, e in se raccolto
Per avventarsi, e sottentrar si vede:
E con la spada sua la spada trova
88Nemica, e in disviarla usa ogni prova.

XII.


  Ma disteso ed eretto il fero Argante
Dimostra arte simíle, atto diverso.
Quanto egli può va col gran braccio innante:
92E cerca il ferro no, ma il corpo avverso;
Quel tenta aditi novi in ogni instante:
Questi gli ha il ferro al volto ogn’or converso.
Minaccia, e intento a proibirgli stassi
96Furtive entrate, e subiti trapassi.

XIII.


  Così pugna naval, quando non spira
Per lo piano del mare Africo o Noto,
Fra due legni ineguali egual si mira;
100Ch’un d’altezza preval, l’altro di moto.
L’un con volte e rivolte assale e gira
Da prora a poppa: e si sta l’altro immoto;
E quando il più leggier se gli avvicina,
104D’alta parte minaccia alta ruina.

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