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278 LA GERUSALEMME

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CIV.


  A riguardar sovra il guerrier feroce
La male avventurosa era fermata;
Quando dal suon della dolente voce
828Per lo mezzo del cor fu saettata.
Al nome di Tancredi ella veloce
Accorse in guisa d’ebra e forsennata.
Vista la faccia scolorita e bella,
832Non scese no, precipitò di sella.
 

CV.


  E in lui versò d’inessicabil vena
Lacrime, e voce di sospiri mista:
In che misero punto or quì mi mena
836Fortuna! ah che veduta amara e trista!
Dopo gran tempo i’ ti ritrovo appena,
Tancredi, e ti riveggio, e non son vista;
Vista non son da te, benchè presente,
840E trovando ti perdo eternamente.
 

CVI.


  Misera, non credea ch’agli occhj miei
Potessi in alcun tempo esser nojoso:
Or cieca farmi volentier torrei
844Per non vederti, e riguardar non oso.
Oimè! de’ lumi già sì dolci e rei
Ov’è la fiamma? ov’è il bel raggio ascoso?
Delle fiorite guancie il bel vermiglio
848Ov’è fuggito? ov’è il seren del ciglio?
 

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