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CANTO DECIMONONO. 285

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CXXV.


  Fra questi è il valoroso e nobil Perso:
Dico Altamoro il Re di Sarmacante.
Adrasto v’è che ha il regno suo là verso
996I confin dell’Aurora, ed è gigante:
Uom d’ogni umanità così diverso,
Che frena per cavallo un elefante.
V’è Tisaferno a cui, nell’esser prode,
1000Concorde fama dà sovrana lode.

CXXVI.


  Così dice egli; e ’l Giovinetto in volto
Tutto scintilla, ed ha negli occhj il foco.
Vorria già tra’ nemici essere avvolto:
1004Nè cape in se, nè ritrovar può loco.
Quinci Vafrino al Capitan rivolto:
Signor, soggiunse, insin quì detto è poco.
La somma delle cose or quì si chiuda:
1008Impugneransi in te l’arme di Giuda.

CXXVII.


  Di parte in parte poi tutto gli espose
Ciò che di fraudolente in lui si tesse:
L’arme, e ’l velen, le insegne insidiose,
1012Il vanto udito, i premj, e le promesse.
Molto chiesto gli fu, molto rispose:
Breve tra lor silenzio indi successe.
Poscia innalzando il Capitano il ciglio
1016Chiede a Raimondo: Or qual’è il tuo consiglio?

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