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20 LA GERUSALEMME

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LVI.


  E chiamando il buon Guelfo a se con mano,
A lui parlava: io me ne vo costretto.
Sostien persona tu di Capitano,
444E di mia lontananza empi il difetto;
Ma picciol’ora io vi starò lontano:
Vado, e ritorno; e si partia ciò detto:
Ed ascendendo in un leggier cavallo,
448Giunger non può, che non sia visto, al vallo.

LVII.


  Al dipartir del Capitan, si parte
E cede il campo la fortuna Franca.
Cresce il vigor nella contraria parte:
452Sorge la speme, e gli animi rinfranca.
E l’ardimento col favor di Marte,
Ne’ cor fedeli, e l’impeto già manca.
Già corre lento ogni lor ferro al sangue,
456E delle trombe istesse il suono langue.

LVIII.


  E già tra’ merli a comparir non tarda
Lo stuol fugace che ’l timor caccionne.
E mirando la Vergine gagliarda,
460Vero amor della patria arma le donne.
Correr le vedi, e collocarsi in guarda
Con chiome sparse e con succinte gonne:
E lanciar dardi, e non mostrar paura
464D’esporre il petto per le amate mura.

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