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CANTO VIGESIMO. | 293 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:323|3|0]]
XI.
Ed a lui dice: in te, Signor, riposta
La vittoria e la somma è delle cose.
Tieni tu la tua schiera alquanto ascosta
84Dietro a queste ali grandi e spaziose.
Quando appressa il nemico, e tu di costa
L’assali, e rendi van quanto e’ propose.
Proposto avrà (se ’l mio pensier non falle)
88Girando, ai fianchi urtarci ed alle spalle.
XII.
Quindi, sovra un corsier, di schiera in schiera
Parea volar tra’ cavalier, tra’ fanti.
Tutto il volto scopria per la visiera:
92Fulminava negli occhj e ne’ sembianti.
Confortò il dubbio, e confermò chi spera:
Ed all’audace rammentò i suoi vanti,
E le sue prove al forte: a chi maggiori
96Gli stipendj promise, a chi gli onori.
XIII.
Alfin colà fermossi, ove le prime
E più nobili squadre erano accolte:
E cominciò, da loco assai sublime,
100Parlare, ond’è rapito ogn’uom ch’ascolte.
Come in torrenti dalle alpestri cime
Soglion giù derivar le nevi sciolte,
Così correan volubili e veloci
104Dalla sua bocca le canore voci.