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296 | LA GERUSALEMME |
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XX.
Parve che nel finir di tai parole
Scendesse un lampo lucido e sereno,
Come tal volta estiva notte suole
156Scuoter dal manto suo stella o baleno.
Ma questo creder si potea che ’l Sole
Giuso il mandasse dal più interno seno:
E parve al capo irgli girando: e segno
160Alcun pensollo di futuro regno.
XXI.
Forse (se deve infra’ celesti arcani
Prosuntuosa entrar lingua mortale)
Angel custode fu, che dai soprani
164Cori discese, e ’l circondò con l’ale.
Mentre ordinò Goffredo i suoi Cristiani,
E parlò fra le schiere in guisa tale;
L’Egizio Capitan lento non fue
168Ad ordinare, a confortar le sue.
XXII.
Trasse le squadre fuor, come veduto
Fu da lunge venirne il popol Franco.
E fece anch’ei l’esercito cornuto,
172Co’ fanti in mezzo, e i cavalieri al fianco.
E per se il corno destro ha ritenuto:
E prepose Altamoro al lato manco.
Muleasse fra loro i fanti guida:
176E in mezzo è poi della battaglia Armida.