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CANTO VIGESIMO. | 297 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:327|3|0]]
XXIII.
Col Duce a destra è il Re degl’Indiani,
E Tisaferno, e tutto il regio stuolo.
Ma dove stender può ne’ larghi piani
180L’ala sinistra più spedito il volo,
Altamoro ha i Re Persi, e i Re Africani,
E i due che manda il più fervente suolo.
Quinci le frombe, e le balestre, e gli archi
184Esser tutti dovean rotate e scarchi.
XXIV.
Così Emiren gli schiera, e corre anch’esso
Per le parti di mezzo, e per gli estremi:
Per interpreti or parla, or per se stesso,
188Mesce lodi, e rampogne, e pene, e premj.
Talor dice ad alcun: perchè dimesso
Mostri, Soldato, il volto? e di che temi?
Chè puote un contra cento? io mi confido
192Sol con l’ombra fugargli, e sol col grido.
XXV.
Ad altri: o valoroso, or via con questa
Faccia a ritor la preda a noi rapita.
L’immagine ad alcuno in mente desta,
196Gliela figura quasi e gliel’addita,
Della pregante patria, e della mesta
Supplice famigliuola sbigottita.
Credi, dicea, che la tua patria spieghi
200Per la mia lingua in tai parole i preghi: