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298 LA GERUSALEMME

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XXVI.


  Guarda tu le mie leggi, e i sacri tempj
Fa ch’io del sangue mio non bagni e lavi.
Assicura le vergini dagli empj,
204E i sepolcri e le ceneri degli avi.
A te, piangendo i lor passati tempi,
Mostran la bianca chioma i vecchj gravi:
A te la moglie le mammelle e ’l petto,
208Le cune, e i figlj, e ’l marital suo letto.

XXVII.


  A molti poi dicea: l’Asia campioni
Vi fa dell’onor suo: da voi s’aspetta
Contra que’ pochi barbari ladroni
212Acerba, ma giustissima vendetta.
Così con arti varie, in varj suoni
Le varie genti alla battaglia alletta.
Ma già tacciono i duci, e le vicine
216Schiere non parte omai largo confine.

XXVIII.


  Grande e mirabil cosa era il vedere
Quando quel campo e questo a fronte venne:
Come, spiegate in ordine le schiere,
220Di mover già, già d’assalire accenne:
Sparse al vento ondeggiando ir le bandiere,
E ventolar su i gran cimier le penne:
Abiti, fregj, imprese, arme, e colori,
224D’oro e di ferro, al Sol lampi e fulgóri.

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