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300 LA GERUSALEMME

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XXXII.


  Or chi fu il primo feritor Cristiano,
Che facesse d’onor lodati acquisti?
Fosti Gildippe tu che ’l grande Ircano,
252Che regnava in Ormus, prima feristi,
(Tanto di gloria alla femminea mano
Concesse il Cielo) e ’l petto a lui partisti.
Cade il trafitto, e nel cadere egli ode
256Dar gridando i nemici al colpo lode.

XXXIII.


  Con la destra viril la donna stringe,
Poi c’ha rotto il troncon, la buona spada:
E contra i Persi il corridor sospinge,
260E ’l folto delle schiere apre, e dirada.
Coglie Zopiro là dove uom si cinge,
E fa che quasi bipartito ei cada:
Poi fer la gola, e tronca al crudo Alarco
264Della voce e del cibo il doppio varco.

XXXIV.


  D’un mandritto Artaserse, Argeo di punta,
L’uno atterra stordito, e l’altro uccide.
Poscia i pieghevol nodi, ond’è congiunta
268La manca al braccio, ad Ismael recide.
Lascia, cadendo, il fren la man disgiunta;
Sugli orecchj al destriero il colpo stride.
Ei che si sente in suo poter la briglia,
272Fugge a traverso, e gli ordini scompiglia.

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