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306 | LA GERUSALEMME |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:336|3|0]]
L.
Così si combatteva, e in dubbia lance
Col timor le speranze eran sospese.
Pien tutto il campo è di spezzate lance,
396Di rotti scudi, e di troncato arnese:
Di spade ai petti, alle squarciate pance
Altre confitte, altre per terra stese:
Di corpi, altri supini, altri co’ volti,
400Quasi mordendo il suolo, al suol rivolti.
LI.
Giace il cavallo al suo signore appresso:
Giace il compagno appo il compagno estinto:
Giace il nemico appo il nemico, e spesso
404Sul morto il vivo, il vincitor sul vinto.
Non v’è silenzio, e non v’è grido espresso;
Ma odi un non so chè roco e indistinto:
Fremiti di furor, mormori d’ira,
408Gemiti di chi langue, e di chi spira.
LII.
L’arme, che già sì liete in vista foro,
Faceano or mostra spaventosa e mesta.
Perduti ha i lampi il ferro, i raggj l’oro:
412Nulla vaghezza ai bei color più resta.
Quanto apparia d’adorno e di decoro
Ne’ cimieri e ne’ fregj, or si calpesta.
La polve ingombra ciò ch’al sangue avanza.
416Tanto i campi mutata avean sembianza!