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324 | LA GERUSALEMME |
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CIV.
Lo stupor, di spavento e d’orror misto,
Il sangue e i cori ai circostanti agghiaccia:
E Soliman, ch’estranio colpo ha visto,
828Nel cor si turba e impallidisce in faccia.
E, chiaramente il suo morir previsto,
Non si risolve e non sa quel che faccia:
Cosa insolita in lui: ma chè non regge
832Degli affari quaggiù l’eterna legge?
CV.
Come vede talor torbidi sogni
Ne’ brevi sonni suoi l’egro o l’insano:
Pargli ch’al corso avidamente agogni
836Stender le membra, e che s’affanni invano:
Che ne’ maggiori sforzi, a’ suoi bisogni
Non corrisponde il piè stanco, e la mano.
Scioglier talor la lingua, e parlar vuole;
840Ma non segue la voce, o le parole.
CVI.
Così allora il Soldan vorria rapire
Pur se stesso all’assalto, e se ne sforza;
Ma non conosce in se le solite ire,
844Nè sè conosce alla scemata forza.
Quante scintille in lui sorgon d’ardire,
Tante un secreto suo terror n’ammorza.
Volgonsi nel suo cor diversi sensi:
848Non che fuggir, non che ritrarsi pensi.