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326 | LA GERUSALEMME |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:356|3|0]]
CX.
Rimedon, questa insegna a te non diedi
Acciò che indietro tu la riportassi.
Dunque, codardo, il capitan tuo vedi
876In zuffa co’ nemici, e solo il lassi?
Che brami? di salvarti? or meco riedi;
Chè per la strada presa a morte vassi.
Combatta quì chi di campar desia:
880La via d’onor della salute è via.
CXI.
Riede in guerra colui ch’arde di scorno.
Usa ei con gli altri poi sermon più grave:
Talor minaccia e fere, onde ritorno
884Fa contra il ferro chi del ferro pave.
Così rintegra del fiaccato corno
La miglior parte, e speme anco pur have.
E Tisaferno più ch’altri il rincora,
888Ch’orma non torse per ritrarsi ancora.
CXII.
Maraviglie quel dì fè Tisaferno.
I Normandi per lui furon disfatti:
Fè de’ Fiamminghi strano empio governo:
892Gernier, Ruggier, Gherardo a morte ha tratti.
Poi ch’alle mete dell’onor eterno
La vita breve prolungò co’ fatti;
Quasi di viver più poco gli caglia,
896Cerca il rischio maggior della battaglia.