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CANTO DUODECIMO. | 35 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:49|3|0]]
XI.
Nè già sì tosto caderà, se tali
Animi forti in sua difesa or sono.
Ma qual poss’io, coppia onorata, eguali
84Dar ai meriti vostri o laude o dono?
Laudi la fama voi con immortali
Voci di gloria, e ’l mondo empia del suono.
Premio v’è l’opra stessa, e premio in parte
88Vi fia del regno mio non poca parte.
XII.
Sì parla il Re canuto; e si ristringe
Or questa or quel teneramente al seno.
Il Soldan ch’è presente, e non infinge
92La generosa invidia onde egli è pieno,
Disse: nè questa spada invan si cinge,
Verravvi a paro, o poco dietro almeno.
Ah, rispose Clorinda, andremo a questa
96Impresa tutti? e se tu vien, chi resta?
XIII.
Così gli disse; e con rifiuto altero
Già s’apprestava a ricusarlo Argante:
Ma ’l Re il prevenne, e ragionò primiero
100A Soliman con placido sembiante:
Ben sempre tu, magnanimo guerriero,
Ne ti mostrasti a te stesso sembiante,
Cui nulla faccia di periglio unquanco
104Sgomentò, nè mai fosti in guerra stanco.