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38 | LA GERUSALEMME |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:52|3|0]]
XX.
Onde ei le dice alfin: poichè ritrosa
Sì la tua mente nel suo mal s’indura,
Che nè la stanca età, nè la pietosa
156Voglia, ne i preghi miei, nè il pianto cura;
Ti spiegherò più oltre: e saprai cosa,
Di tua condizion, che t’era oscura:
Poi tuo desir ti guidi, o mio consiglio;
160Ei segue, ed ella innalza attenta il ciglio.
XXI.
Resse già l’Etiopia, e forse regge
Senapo ancor, con fortunato impero:
Il qual del figlio di Maria la legge
164Osserva, e l’osserva anco il popol nero.
Quivi io Pagan fui servo, e fui tra gregge
D’ancelle avvolto in femminil mestiero,
Ministro fatto della regia moglie,
168Che bruna è sì, ma il bruno il bel non toglie.
XXII.
N’arde il marito, e dell’amore al foco
Ben della gelosia s’agguaglia il gelo.
Si va in guisa avanzando appoco appoco
172Nel tormentoso petto il folle zelo,
Che da ogn’uom la nasconde; in chiuso loco
Vorria celarla ai tanti occhj del Cielo.
Ella, saggia ed umíl, di ciò che piace
176Al suo Signor, fa suo diletto e pace.