< Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
46 LA GERUSALEMME

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:60|3|0]]

XLIV.


  Essi van cheti innanzi; onde la guarda,
All’arme all’arme in alto suon raddoppia.
Ma più non si nasconde, e non è tarda
348Al corso allor la generosa coppia.
In quel modo che fulmine o bombarda,
Col lampeggiar, tuona in un punto e scoppia;
Muovere, ed arrivar, ferir lo stuolo,
352Aprirlo, e penetrar, fu un punto solo.

XLV.


  E forza è pur che, fra mill’arme e mille
Percosse, il lor disegno alfin riesca;
Scopriro i chiusi lumi, e le faville
356S’appreser tosto all’accensibil’ esca,
Ch’ai legni poi le avvolse, e compartille.
Chi può dir come serpa, e come cresca
Già da più lati il foco? e come folto
360Turbi il fumo alle stelle il puro volto?

XLVI.


  Vedi globi di fiamme oscure e miste,
Fra le rote del fumo, in Ciel girarsi.
Il vento soffia, e vigor fa ch’acquiste
364L’incendio, e in un raccolga i fochi sparsi.
Fere il gran lume con terror le viste
De’ Franchi, e tutti son presti ad armarsi.
La mole immensa e sì temuta in guerra,
368Cade; e breve ora opre sì lunghe atterra.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.