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CANTO DECIMOTERZO. | 73 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata II.djvu{{padleft:89|3|0]]
XVII.
Ma in questo mezzo il pio Buglion non vuole
Che la forte Cittade invan si batta,
Se non è prima la maggior sua mole,
132Ed alcuna altra machina rifatta.
E i fabbri al bosco invia che porger suole
Ad uso tal pronta materia ed atta.
Vanno costor su l’alba alla foresta,
136Ma timor nuovo al suo apparir gli arresta.
XVIII.
Qual semplice bambin mirar non osa
Dove insolite larve abbia presenti;
O come pave nella notte ombrosa,
140Immaginando pur mostri e portenti;
Così temean, senza saper qual cosa
Siasi quella però che gli sgomenti:
Se non che ’l timor forse ai sensi finge
144Maggior prodigj di Chimera, o Sfinge.
XIX.
Torna la turba, e, timida e smarrita
Varia e confonde sì le cose e i detti,
Ch’ella nel riferir n’è poi schernita,
148Nè son creduti i mostruosi effetti.
Allor vi manda il Capitano ardita
E forte squadra di guerrieri eletti
Perchè sia scorta all’altra, e in eseguire
152I magisterj suoi le porga ardire.