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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:135|3|0]] deli osservatori della legge per insistere su quest’ombra di reminiscenza!
— Bravo!
— L’essenziale è di impedire il matrimonio, opponendo alla petizione del giovane, ed al probabile assenso di vostra figlia, il veto paterno, che le leggi rendono inesorabile ogni qualvolta sia appoggiato da gravi ragioni, e convalidato dal voto degli Anziani.
— Voi leggete nel mio cuore, o nobile amico.
— La lettura è un po’ difficile, ma le vostre lodi mi incoraggiano. Non potendo motivare il nostro veto su quelle tali precedenze che tanto io... come voi... abbiamo dimenticato...
— E dimentichiamo...
— Sta bene!... Convien frugare nella vita più recente del nostro uomo, vedere se dopo l’epoca di Redenzione egli non siasi per avventura macchiato...
— Torresani!... Voi siete un sublime Questore...!
— Capo di sorveglianza — se vi piace!...
— Perdonate! — la parola mi è sfuggita in un impeto di entusiasmo... È un lapsus linguæ che vi onora... Torniamo al nostro... uomo.
— Fra la petizione e il contratto finale di matrimonio, giusta le vigenti leggi (capitolo centosettanta, paragrafo novantotto) deve trascorrere un mese ed un giorno, nel qual tempo i due futuri devono vivere separati da una distanza di sessanta miglia, né avere fra loro comunicazione di sorta. — È una dilazione di prova che impone dei rigorosi doveri...
— Dei doveri che molto spesso vengono obliati dall’una parte o dall’altra, nella quasi certezza che nessuno ne tenga conto...
— Si esigerebbe dunque... per parte nostra... un po’ di sorveglianza...