Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 12 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:14|3|0]]
CAPITOLO II.
Il discorso del farmacista.
Una sera i tre antagonisti di C... si erano infervorati più che mai nella discussione politica.
Le finestre della sala erano aperte, e parecchi paesani, attratti dalle grida, sporgevano dai parapetti le bocche spalancate. La Camera del signore aveva le sue tribune.
Quella sera l’assemblea era completa. Il medico e i due domestici sedevano a poca distanza dal signore.
Il farmacista aveva la parola:
« — No!... colle mezze misure non si otterranno che deplorabili risultati — e fra poco le idee liberali dovranno soccombere, a meno che sull’apatia universale non prevalgano gli uomini del nostro partito.
«I moderati sono la peste delle rivoluzioni. L’oppio è il più esiziale dei narcotici, in quanto esso uccida cogli allettamenti di un sopore delizioso.
«Questa nostra società, corrotta dal despotismo, incadaverita dall’inazione e dal servaggio, domanda rimedii eroici — fuoco, sangue, terrore. Di tal guisa si rigenerano le nazioni.
«Tronchiamo le membra guaste, e il corpo sorgerà vivificato! Dovunque elevasi un campanile, si pianti una ghigliottina! I nemici del progresso sono i sicarii della