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CAPITOLO XIII.
Un settario che osserva la legge.
— Bigino... fatti innanzi!... più innanzi! — cominciò con voce alquanto aspra il Torresani. — Sul tuo tessero veggo notate quattro trasgressioni dal primo d’anno a tutt’oggi... Un’altra ancora, e saremo autorizzati a levarti la patente di conduttore... Ciò dipende da noi... dal nostro beneplacito... Bada ora dunque a rispondere con sincerità alle nostre interrogazioni; a tale patto soltanto noi potremo usarti qualche indulgenza. Per tre notti consecutive, contrariamente alle prescrizioni dell’Ufficio di Sorveglianza, tu ti sei permesso di esercitare il servizio fuori di torno, e di prendere l’alto senza accendere i fanali...
Il Bigino, che posava dinanzi al pulpito in un’attitudine da cinico petulante, crollò leggermente le spalle, e fissando i suoi occhi avvinazzati in quelli del Torresani:
— Signor Questore — rispose — il servizio fuori di torno... com’ella può bene imaginare... qualche volta diviene obbligatorio... sopratutto... se gli altri colleghi di professione (ciò che accade sovente...) dopo essersi sbarazzati del soffietto acustico, si addormentano della quinta, e caschi il mondo, non scendono al richiamo. Quanto poi alla questione dei lumi, la colpa non è mia, dacché ai