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CAPITOLO XVII.
Il veto del Gran Proposto.
Velocissima è la corsa del tempo, anche per gli addolorati e per gli amanti, cui le ore sembrano secoli.
E l’Albani, compiuto il mese di dilazione, superata la terribile prova della lontananza e dell’isolamento, tornava a Milano più innamorato che mai, coll’anima piena di entusiasmi e di terrori.
In quel mese egli aveva percorse le principali città dell’Unione, soffermandosi di preferenza a Berlino, a Pietroburgo, a Parigi, a Pest, dove era stato chiamato per dirigervi i suoi sorprendenti meccanismi.
Negli ultimi giorni di dilazione, egli aveva provate quella febbre tormentosa della impazienza che, all’avvicinarsi di una catastrofe desiderata, sviluppa nei temperamenti irritabili i sintomi della follia.
Per illudere sè stesso, per placare quelle ansie affannose, egli aveva anticipata di ventiquattro ore la sua partenza da Pest, servendosi di quei mezzi di trasporto che erano i meno veloci, e come tali, accordati gratuitamente dagli statuti della Unione alla classe dei nullabbienti. Era venuto da Pest a Parigi colla ferrovia a pressione atmosferica; da Parigi a Saint Jean de Mau-