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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:180|3|0]] litazione completa. Tutto ciò era scritto nei codici, tutto ciò era articolo di legge. Ma i codici, gli statuti, le leggi sono un contratto sociale, che non può mutare la essenza, la natura dell’uomo, quand’anche quest’uomo apparisca grandemente modificato dalla così detta civilizzazione. — I sofismi sono vani. — No! io non posso arrendermi a codesto assurdo del convenzionalismo contemporaneo — gridava l’Albani con accento disperato ogni qualvolta gli avveniva di soffermarsi in questo doloroso argomento. — Io non cesserò mai di essere un morto; la società tutta intera non cesserà mai di considerarmi come tale, sebbene ella debba, in forza di una legge, accogliermi come un essere vivente. Mentiranno. Taluni vorranno anche prodigarmi delle speciali amorevolezze... Ma questo sentimento, questo atto di carità, o peggio di compassione, accuserà il non senso della legge. Mentre io non ho mai potuto, né potrò mai cancellare dalla mia mente le terribili impressioni di quella condanna; potranno essi obbliarle? essi!... Gli uomini!... gli spettatori del lugubre palco, che hanno inorridito del mio misfatto e del mio nome?
Ma in questa procella di pensieri che turbava incessantemente lo spirito dell’Albani, un astro solitario brillava di luce perenne — la fanciulla dell’amore e del perdono — Fidelia! La fede dell’Albani era tutta in quel punto luminoso, che egli vedeva brillare attraverso alle nuvole opache; in quella vergine bianca e diafana, che in una notte di supreme angosce posando una mano di neve sulla sua fronte inaridita, aveva dato dell’amore quella sola definizione in cui egli poteva aver fede.
L’avvenire dell’Albani era Fidelia. Il cuore di Fidelia era un mondo, che gli offriva un rifugio, un paradiso dov’egli sperava di obliare sé stesso e di farsi obliare.
Ed ora, ritornando dopo l’assenza di un mese, dopo la