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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:203|3|0]]
Al lato dell’infermo, in atteggiamento di profonda mestizia, sta assiso il Levita che porta il nome di fratello Consolatore.
Il suo sguardo e il suo pensiero sembrano assorti in un fascicolo di carte manoscritte.
Un lieve rumore di passi ha riscosso il Levita.
La porta si apre, e il vecchio custode della villa introduce nella stanza l’illustre primate di medicina Secondo Virey, seguito da due praticanti specialisti, incaricati di esercitare l’azione magnetica sull’infermo.
Fratello Consolatore ha ceduto il posto al Primate. I due praticanti distendono le braccia, e il Virey non tarda un istante ad iniziare l’esplorazione.
— Sei tu in grado di osservare?
— Lo sono — risponde il malato agitando lievemente la testa.
— Hai tu compiuto il tuo corso di scienza medica?...
— Io dovetti interromperlo per forza di legge, ma non vi è arcano della scienza che a me sia sconosciuto,
— Vedi tu nulla di anormale nel colore del tuo sangue arterioso?
— Nulla,
— Al cuore?...
— Una leggiera enfiagione al lato destro.
— Al cervello?
— Delle parziali alterazioni negli organi inferiori; disparizione quasi completa della stearina, e prevalenza di fosforo.
— Sei tu ben sicuro di quanto asserisci circa la prevalenza del fosforo?
Il malato chiude gli occhi, e dopo breve silenzio risponde affermativamente.
Ad un cenno del Virey, i due praticanti magnetisti abbassarono le braccia, e la testa del malato, abbandonata dal fluido possente, ricadde assopita sui guanciali.