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Il Virey rivolse la parola al fratello Consolatore.
— Credo esser nel vero affermando che l’illustre infermo rappresenta una delle tante vittime dello spiritualismo esagerato dell’epoca nostro. Porgetemi la biografia di questo sventurato...
Fratello Consolatore si fece innanzi e consegnò il manoscritto al Primate.
— Le alterazioni del sistema arterioso — riprese quest’ultimo con calma solenne — derivano da grandi sofferenze morali accoppiate ad una violenta attività del cervello. Questa attività ha potuto assorbire, distraendola dal cuore, una delle grandi cause efficienti della malattia. Senza questa circostanza, l’aneurisma avrebbe già prodotto le sue conseguenze mortali. Ma la biografia del malato chiarirà meglio la mia diagnosi. Potete voi giurare, o fratello Levita, che in queste pagine non vi abbia parola la quale non sia ispirata dalla verità?.
Fratello Consolatore portò la mano al petto e rispose:
— Pel corso di cinque anni ho diviso tutte le angosce dell’uomo che ci sta dinanzi: la sua anima si è completamente rivelata alla mia e voi la vedrete riflessa in quelle carte...
— Voi fortunati! — esclamò il Virey con un sorriso di sdegnosa ironia — voi che avete il privilegio di scorgere l’anima attraverso le molecole organiche dalle quali risulta la vitalità... La scienza di noi profani non giunge a tanto. Vedete voi la vostra anima, fratello Levita?
— Non la vedo, ma la sento — rispose fratello Consolatore con umile voce.
— E siete proprio persuaso che il battito delle arterie, il respiro dei polmoni, la facoltà di pensare e di agire dipendano da una potenza misteriosa che non ha da fare colla materia?