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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:66|3|0]] cri bronzi, annunziando la preghiera del levita, trasmettevano al popolo la benedizione, del Dio che è dappertutto.

I leviti erano pochi, ma esemplari di moralità e di abnegazione.

Non era ammesso al sacerdozio chi non avesse compiuti i trent’anni.

Il matrimonio spirituale era permesso ai leviti. Si associavano alla donna per avere in essa una ispiratrice, un’emula di virtù e di sacrifizio, per adoperarla nelle missioni più dilicate e più ardue di carità e di consolazione.

Ma voi non conoscete la donna dei nuovi tempi! Voi non potete figurarvi questo angelico tipo dell’Eva redenta, che tanto più si sublima quanto più i nostri padri la vollero degradata!

La sorveglianza tiranna è abolita. — E tu pure, o vivace farfalla dalle candide ali, esci dalla tua prigionia secolare; percorri liberamente il giardino del creato; inebbriati di luce e di profumi, raccogli il fiore che ti sorride, e, santificato da’ tuoi baci, chiudilo nel tuo seno palpitante!

Povera fanciulla! — Aspettare, desiderare, morire...! tale la legge infame degli uomini antichi, de’ tuoi oppressori brutali. Per sottrarti a quella legge, a te non si apriva che una via, una via disperata, tremenda — gettarti nell’abisso delle colpe, annegarti nel materialismo e nell’onta.

Tu non potevi esprimere al giovane amato le forti concitazioni de’ tuoi sensi. La tua giovinezza si consumava in disperati desiderii.

Venivano cinque... venivano venti... ma egli non veniva!... Che fare?... Morire senza amore, o prostituirti al libertinaggio o, peggio ancora, immolarti in connubii legittimi e nefandi.

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