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Cesar perdona: a Te non fur concessi
  Tanti in Roma splendor, quando tornasti
  291Le Gallie, il Ponto, Affrica, Egitto oppressi.

Ma già piombasi al baffo, e sparsi, e guasti
  Si veggono i be’ quarti imbrodolati,
  294Nessun va a male, e se ne fan de’ pasti;

E per l’ampio recinto in cento lati
  Fremon gli elogi a quell’eccelsa Estinta,
  297Che a Bologna rammenta i tempi andati:

Che volontaria a lei diedesi vinta
  Faenza, rotti i Lambertacci arditi,
  300E molta Setta Gibellina estinta;

E fur due Porci ad onta ambo rapiti
  Sola cagion del glorioso acquisto:
  303Il Sigonio, e il Vizan scrisserlo uniti.

Popolo delle belve immenso, e misto,
  Nessun di voi con vostra flemma, e pace,
  306Più del mio Porco in tanto onor fu visto;

Nè già villano, e sconoscente ei giace,
  L’inclita Mortadella a lei riserba,
  309Ella il pregio ne intende, e sen compiace.

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