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werther.
 


Andò al cembalo — e fu divina. S’accompagnò, cantando a mezzo tuono, con una voce così armonicamente soave, ch’era un incanto!

Non mai le sue labbra sono state più seducenti. Parea che si schiudessero con desioso anelito a bever l’onda di melodie, che sgorgava dal cupo grembo dello stromento, e l’eco celeste dei suoni si diffondesse per l’aere fuor della sua bocca purissima. Oh, s’io potessi trasfondere nel tuo petto un soffio solo dell’ebbrezza, ch’io, in quell’istante, sentiva vellicarmi il cuore!

Non mi reggevo più. Nascosi il capo tra le mani, e feci sacramento solenne di non mai baciare quelle labbra su cui erravano gli spiriti del cielo. — E nondimeno... s’io mi facessi, mal mio grado, sper-

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