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werther. 321

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:327|3|0]]propruppi all’improvviso con violento scoppio, volgendomi verso di lei — per amor del cielo, cessate!» — Ella si ristette, guardandomi fissamente, con amabile sorriso, e mi disse: «Werther, voi siete malato; assai malato, poichè il vostro favorito alimento vi repugna. Andate e tranquillatevi.»

Mi staccai da lei con un gemito profondo. — O mio Dio! tu che vedi tutta la mia miseria, tu le porrai un fine.


6 dicembre.

E sempre quel fantasma della sua immagine nell’anima, ch’io vegli o sogni! I suoi nerissimi occhi mi rilampeggiano qui, nella fronte, dove la potenza dell’interna vista s’accentra, quando le mie palpebre si velano. Qui — sempre

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