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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:365|3|0]]miserarlo. — Egli ascoltò taciturno, serrando i denti, e guatandola con tetro sguardo. — Carlotta non rimosse la mano, ma proseguì: «Werther, un solo istante di calma, ve ne scongiuro! Non vi accorgete che voi ingannate voi stesso, che vi scavate da voi stesso il precipizio? Perchè appigliarvi a me, propriamente a me, che sono la donna d’un altro? Io temo, o Werther, temo davvero non sia se non l’impossibilità di possedermi, che vi faccia parere sì seducente il vostro desiderio.» — Werther ritrasse allora la sua mano, e fissò in volto Carlotta sdegnosamente. — «Oh le sagge parole! — disse egli — sagge assai! Che sì che le vengono da Alberto codeste fine osservazioni! E non è a