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werther.
Tu eri veloce, o Morar, come un capriolo nel deserto, terribile come una meteora di fuoco. L’ira tua era procella, la tua spada, nei conflitti, un guizzo di lampo sovra la landa; la tua voce parea torrente dopo la pioggia, parea rombo di tuono su lontane colline. Molti soggiacquero per la tua mano, la fiamma del tuo corruccio li divorò. Ma quando tu tornavi dalle pugne, com’era queta la tua fronte! Il tuo sembiante era sole dopo il furiare del turbine, era la luna d’una tacita notte: sedato era come la faccia del lago, allorchè il sibilo del vento ha sosta.
Angusta è ora la tua stanza, oscuro il tuo giaciglio. Tre passi misurano il tuo sepolcro; tu, sì grande un tempo! Unica memoria di te sono quattro pietre verdeg-
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