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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:405|3|0]]mormorò ella con soffocante voce, mentre industriavasi a districarsi — Werther!» — e la sua debole mano andava respingendolo da sè, finchè con accento più fermo e dignitoso, ricuperato il senso della propria situazione, proferì un’altra volta il suo nome, chiamandolo in atto tra la preghiera e il rimprovero. — Egli obbedì, ritrasse le sue braccia, e cadde in ginocchio dinanzi a lei, siccome privo di sensi. Ella allora rizzavasi, e in quell’affannoso smarrimento, oscillando tra l’amore e lo sdegno, potè ancor tanto sopra sè stessa da dirgli: — «È l’ultima volta, o Werther: noi non ci rivedremo più mai.» — Volse allo sventurato uno sguardo pieno d’amore, e andò a chiudersi in fretta nel vicino gabinetto. Wer-

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