< Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

werther. 419

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:425|3|0]]mè! ohimè! non un addio! — Avresti tu chiuso il tuo cuore all’amico, per quell’istante d’oblio che pur lo legava eternamente a te? — No, Carlotta, non basterebbe una schiera di secoli a distruggere quel divino momento! Io lo sento profondamente: sento che tu non puoi odiare colui che arde per te di questa inestinguibile fiamma!


Cenato ch’egli ebbe, ingiunse al ragazzo che désse l’ultimo mano a invaligiare: lacerò parecchie carte, uscì, e saldò ancora qualche debituccio. Tornò a casa, uscì un’altra volta, malgrado della pioggia, e prima passeggiò alcun tempo nel giardino del conte, indi si diè a scorrazzare più lungi, e, sul far della notte, sen venne alle sue stanze e scrisse:

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.