< Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu
| Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
| 426 | werther. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:432|3|0]]cro. Tu me ne festi dono il giorno del mio natale. — Tutto è consumato. — Chi avria pensato, allora, che il cammino dovesse guidarmi tant’oltre! — fin qui? — Fa cuore, o Carlotta, te ne scongiuro: fatti cuore!
Le ho caricate: — batte mezzanotte — dunque andiamo! Addio, Carlotta, addio!
Uno de’ vicini scòrse il baleno della polvere e udì il colpo; ma come tutto era tornato in silenzio, non pose mente al fatto.
Alle sei del mattino il servo entrò col lume. Vide il padrone disteso sul terreno, e la pistola e il sangue. Lo chiama a nome, lo scuote: — nessuna risposta. Lo sventurato gemea nel rantolo della morte. — Corse dai medici e da
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.