< Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
442 una coda non necessaria,

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:448|3|0]]verà sempre che sia rammentato ai meditatori del suicidio, la sentenza che di lui s’è allegata alle prime linee, non basta a far sacra una massima di morale, ad escludere ogni possibilità di dubbii, fondati su opposte ragioni; da che essa in sè racchiude, è vero, la conseguenza, il corollario d’un principio, ma non il principio stesso.

Nè a quel principio si può ascendere se non per una scala d’idee, di ordine più elevato.

Ove si ammetta l’esistenza d’un Dio Creatore, Essere infinito, immortale, non è difficile ammettere altresì che le sue migliori creature di questo mondo, dotate d’anima e d’intelletto, di parola e di ragione, sieno anch’esse immortali, infinite, pur sotto le forme d’una temporanea buccia. Finito e mortale nel tempo, l’uomo sarebbe, se l’espressione m’è perdonata, infinito e immortale nei tempi.

Predestinato il corpo alle trasfor-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.